martedì 18 marzo 2008

Sicurezza Informatica

Recentemente la Nato ha dichiarato che un attacco informatico di ingenti dimensioni contro un membro dell'Alleanza Atlantica sarebbe nocivo per la sicurezza al pari di un attacco aereo. Questo significa che un hacker esperto, "operando" tranquillamente davanti al computer di casa sua, potrebbe essere pericoloso come i terroristi che hanno distrutto le Torri Gemelle (sic!). Non deve quindi stupire se un colosso bancario francese stava per fallire proprio a causa di un suo dipendente che, ottenuto l'accesso a dati confidenziali protetti, aveva effettuato enormi speculazioni finanziarie a nome dell’istituto di credito.
Ecco perché è diventata così importante la Sicurezza Informatica, disciplina che si occupa di proteggere i sistemi informatici da danni o violazioni dei dati personali.
Questo concetto di protezione è talmente centrale che non investe soltanto le grandi multinazionali, che per legge devono salvaguardare le loro informazioni, ma ciascun utente privato possessore di un PC. Oggigiorno infatti le tecniche di hacking sono tali da richiedere due tipi di prevenzione: a livello fisico attraverso la scelta di luoghi il più possibile sicuri dove porre il server, magari dotati di porte blindate o sistemi di identificazione personale; a livello logico garantendo la confidenzialità e l'integrità attraverso difese interne al server.

Conteggio parole: 199

Fonti: www.Wikipedia.org www.oneitsecurity.it

lunedì 17 marzo 2008

Evoluzionismo e creazionismo

Qualche giorno fa ho letto un ottimo articolo di Scalfari su Repubblica che parlava del peccato originale. Ora nel libro della Genesi si narra la cacciata dell'uomo dal paradiso terrestre: come dice giustamente Scalfari, si tratta di una favola sacra, in quanto rappresenta il paradigma della caduta, presente presso tutti i popoli e tutte le culture. La civiltà greca non fa eccezione: nelle Opere e i Giorni di Esiodo, scritto nel VI sec., compare proprio il mito della razza, secondo cui l'uomo sarebbe decaduto da una beata condizione primordiale a alla fatica e al lavoro per sopravvivere. Lo stesso Kant, filosofo tedesco di Koninsberg vissuto nella seconda metà del XVIII sec., afferma (non conosco l'originale in tedesco, perciò riporto soltanto la frase in italiano): " L'umanità è un legno storto e nessuno lo potrà raddrizzare". Anche Rousseau, noto filosofo illuminista, nel suo Discorso sull'origine e i fondamenti dell'ineguaglianza riprende il paradigma della caduta per sostenere la tesi della bontà intrinseca dell'uomo allo stato di natura, finito a causa dell'introduzione della proprietà.
Il secondo passaggio fondamentale nell'articolo di Scalfari consiste nel definire il peccato originale come il momento in cui l'uomo prende coscienza di sé, ossia la capacità di pensare sé stesso e l'Essere, e quindi la responsabilità di sé. Grazie al pensiero ci distinguiamo dagli animali e in qualche modo anche dallo stato infatile, in cui questa responsabilità non è ben accentuata. Già Sant'Agostino afferma che questa nostra facoltà rappresenta la scintilla, la piccola luce, il segno vivente della nostra condizione di reietti da una vera patria fuori dal mondo conosciuto. Non deve quindi stupire che nel Vangelo Gesù faccia costante riferimento ai bambini come esempio da seguire, proprio perchè nella loro innocenza e inconsapevolezza sono mondi dal peccato originale. "Sinite pueros ad me venire" oppure " Se non ritornerete come bambini non entrerete mai nel Regno dei Cieli", Egli afferma. Non è un caso che nel Settimo Sigillo, capolavoro assoluto di Ingmar Bergman, il personaggio che ha le visioni siano proprio quello più semplice, che non si fa mai domande. Del resto, lo stesso anticlericale Leopardi riconosceva all'età infantile questa caratteristica peculiare di inconsapevolezza, che secondo lui la preservava dall'infelicità.
Per concludere un riferimento al film Into the Wild (potrei scrivere un post intero sul suo valore e significato), che consiglio caldamente a tutti di vedere: ad un certo punto il protagonista, fattosi coraggio per attraversare le rapide del Colorado (mi pare), dice che a volte è solo l'istinto che deve guidare le nostre scelte; è duro dirlo ma è proprio così, altrimenti saremo sempre prigionieri della nostra ragione. Forse la fede non è che istinto, chi lo sa.
Termino con un quesito: visto che le due posizioni si pongono su due piani completamente diversi (paradigma socio-culturale da un lato, verità scientifica dall'altro), che senso ha continuare un dibattito fra evoluzionismo e creazionismo?

martedì 11 marzo 2008

Presentazione

In questo primo post vorrei inizialmente giustificare la scelta del titolo del blog: la mia intenzione è quella di creare un segnalibro esistenziale attraverso la stesura e il commento di pensieri di mia ispirazione o interesse. L'unico filo logico che seguo (da qui l'aggettivo sconnesso) è quello della vita, dell'incalcolabile destino che ci porta a sbattere ogni volta contro nuove esperienze intellettuali.
La scelta del mio nome in latino per firmare i post (come del resto l'indirizzo stesso del blog) non è che un retaggio dei miei studi classici.

Il primo pensiero che vorrei proporre all'attenzione è una breve riflessione del filosofo romantico tedesco appartenente alla corrente dell'idealismo Johann Fichte: vuole essere semplicemente un segno di saluto al mondo telematico (di cui credo di essere entrato ufficialmente a far parte). Riporto volutamente la frase nella sua nudità, senza alcun commento personale.

" Frei sein ist nichts, frei werden ist der Himmel" ("essere libero è niente, divenirlo è cosa celeste").
"Ma permetti: se tu non possiedi nulla cosa vuoi dare?"
"Ognuno dà di quel che ha. Il guerriero dà la forza, il mercante la merce, il saggio la saggezza, il contadino riso, il pescatore pesci."
"Benissimo. E cos'è dunque che tu hai da dare? Che cosa hai appreso, che sai fare?"
"Io so pensare. So aspettare. So digiunare."
"E questo è tutto?"
"Credo che sia tutto."