LeFever pone una problematica che resta una ferita ancora aperta nell'ambito della pedagogia moderna: la creazione di un metodo. La scuola, fin dai suoi gradi più elementari, tende a presentare saperi separati, irreggimentati in compartimenti divisi secondo materie. L'apprendimento diventa un puro esercizio mnemonico, quasi robotico; le conoscenze sono nozioni usa e getta imparate al momento per essere rimpiazzate poco dopo.
Compito specifico della scuola è creare esseri pensanti, non macchine: la nostra mente deve essere educata a un concetto unitario e non settoriale della conoscenza. Terenzio, commediografo latino del III sec. a.C., scrive: “Sono un uomo e tutto ciò che è umano mi riguarda”.
La creazione di un contesto significa in primo luogo una mente che agisce in modo autonomo, attraverso uno sguardo attivo verso il mondo: le conoscenze non sono più un fardello di cui liberarsi il più presto possibile, ma un tesoro da arricchire in ogni esperienza quotidiana.
Anche matematica e fisica sono coinvolte in questo processo di condensazione del sapere: già Cartesio ebbe l'intuizione di capire i risvolti geometrici che una relazione matematica può avere. L’acquisizione di un linguaggio matematico è pertanto l'unica possibilità per non naufragare nel mare di formule che ci vengono propinate.
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