Sono due lacerti di memoria, profondamente diversi (un match di pugilato, un pensiero di un libro), ma accumunati da un viscerale, inestinguibile desiderio di rivalsa. Una voglia di rivincita esacerbata da delusioni e dolori, stillante da ogni goccia del tuo sangue, pulsante a ritmo forsennato, come un toro furioso ferito dal matadores. Scientificamente può essere definita come la componente affettiva, la forza psichica, capace di modulare e attutire il dolore, fino a quasi renderlo impercettebile. Altrimenti come avrebbe potuto fare Clay a muovere così potentemente i suoi muscoli dopo le percosse ricevute? Oppure come spiegare la regale resurrezione dell'anonimo personaggio di Hugo dopo la sua caduta?
Si tratta probabilmente di una componente istintuale che, se evocata, diventa micidiale.
In questi termini, anche se molto più modestamente, credo di poter inquadrare il mio successo di stamattina. Dopo essere stato rimandato a settembre all'esame di solfeggio, non mi sono perso d'animo. Con un sussulto di orgoglio ho continuato il mio studio del dettato musicale e finalmente oggi sono stato premiato conseguendo il diploma di maestro di solfeggio. Ho sconfitto la mia bestia nera, e ho chiuso i conti col mio destino. Almeno per ora.